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SISTEMA
IMMUNITARIO E NUTRIZIONE
Nei cambiamenti da apportare allo stile di vita, tratteremo questi fattori perchè importantissimi nella gestione, nella
prevenzione del COVID come di altri attacchi biologici e/o chimici, e per avere
una vita gratificante e più lunga in salute.
Il primo posto occupa la nutrizione.
Tutti
i cibi processati aventi un alto
indice e carico glicemico sono
distruttivi per il SI, peggiorando l’infezione virale e creando fra l’altro un
processo infiammatorio cronico esteso in tutto il corpo, cervello compreso ( zucchero, dolci, farina bianca,
integrale, riso, patate, frutta zuccherata); a questi dobbiamo aggiungere i cibi mentali negativi, come lo
stress, i pensieri negativi ( le paure,
ansie, rabbia), la depressione, la solitudine sociale che aumentando il
cortisolo aumentano gli zuccheri nel sangue ( quindi anche nutrendosi in modo
funzionale alteriamo la nostra risposta immunitaria).
Pensiamo che nella nostra società, dove il cibo è
sempre presente, questi deficit non siano presenti, invece sono diffusissimi,
basti pensare alle tante malattie croniche ( come l’obesità, e relative
co-morbidità).
Ogni pasto deve avere una buona quota di proteine, necessarie per il buon
funzionamento del SI ( ormoni, modulatori, anticorpi, citochine, sono
proteine), inoltre contengono i micronutrienti essenziali come lo Zinco ( presente
nelle ostriche, frutti di mare, proteine animali, noci, semi e legumi).
Oggi si parla di dieta Pegana,
termine coniato dal Dr. Mark Hyman( www.drhyman.com ), uno dei capisaldi della
Medicina Funzionale, che coniuga il
meglio ( in senso metabolico) della dieta paleo e vegana: vegetali, frutta a
basso indice glicemico come le bacche, semi, noci, olii ( saturi, insaturi ma
non vegetali), carne di alta qualità ( da animali da pascolo e pesce azzurro:
non il tonno e pesce spada contenenti il
mercurio ) cereali e legumi ( tranne le noccioline) a basso indice glicemico (
orzo, avena, canola). Non comprende i latticini ( latte, formaggi, burro) e
l’uso di integratori.
In medicina funzionale, studiando
tutto il network biologico, possiamo notare come molte persone hanno problemi
ad assorbire i nutrienti di cui hanno bisogno ( come lo Zinco e il ferro).
Come
primo passo essenziale da fare è uscire fuori dalla dipendenza e
ciclo vizioso dello zucchero ( vengono stimolati gli stessi circuiti di
gratificazione dopaminergica cerebrale, stimolati dalle droghe come eroina,
alcool, marihuana, sesso, sindrome del di più in cui manifestiamo la nostra tendenza ad essere " accumulatori") migliorando il
nostro stato metabolico più velocemente possibile e gestendo gli attacchi di
fame da astinenza di carboidrati in modo progressivo ( come descritto nel
paragrafo sul digiuno con l’ uso dei chetoni).
Lo zucchero legandosi alle proteine
forma sostanze glicate, ad azione
antigenica, e quindi reazioni autoimmuni. Una delle scelte migliori rimane la dieta
chetogenetica pulsata – cioè non continua, ma ogni 5-6 giorni dare uno
stimolo insulinico con zuccheri a basso indice glicemico ( come la quinoa, la
patata dolce ) e costituita dal 70 % grassi-20% ( carboidrati ) vegetali e 10 %
proteine animali: l’eccesso di queste ultime, se non utilizzate da muscoli
allenati, viene trasformato in zuccheri dal fegato. L’obiettivo è mantenere, in
modo pulsato, i livelli di Insulina, IGF-1 e di Cortisolo molto bassi, e come
conseguenza innalzare i corpi chetonici ( oltre lo 0.5). I bassi livelli di
insulina, con riduzione del riassorbimento del Sodio a cui segue una diuresi
accentuata, costringono a bruciare il grasso di riserva. Come vedremo nel
paragrafo sullo stile di vita, lo stress boicotta questi tentativi di
equilibrio metabolico!
Chiaramente se si assumono farmaci
per il diabete bisogna attentamente monitorare i livelli di glicemia, per non
incorrere nel rischio di ipoglicemie.
" Noi diventiamo letteralmente ciò che mangiamo, e ciò di cui si alimentano gli animali e le piante, in quanto il cibo diventa le nostre cellule, e ci connette con ogni cosa presente nel pianeta. Abbiamo bisogno di amare il nostro cibo, ogni suo componente, sia macronutrienti ( carboidrati, proteine e grassi) che micronutrienti ( vitamine, minerali e fitonutrienti). Il cibo non è come una medicina, bensì è una medicina". E come disse il padre della medicina Ippocrate:" il cibo sia la tua medicina, e la tua medicina sia il cibo"
Come
vedremo gli zuccheri sotto forma di frumento,
anche, se in minor misura, quelli integrali
( consigliati negli approcci nutrizionali privi di proteine animali, comprendenti
derivati vegetali, riso, frutta, legumi, patate, carote) sono uno
dei peggiori cibi infiammatori provocanti le subdole infiammazioni croniche a
bassa intensità e ad alta produzione di radicali liberi: il sistema immunitario
ne risulta molto indebolito, nutrendo gli eventuali virus di turno e aumentando l’ infezione ( fra le altre cose legandosi alle proteine
formano i pericolosi AGEs- advanced glycation end products che alterano
l’informazione antigenica e provocano pericolose reazioni autoimmuni!): inoltre riducono
l’assorbimento di importanti minerali; inoltre il loro contenuto in lectina (
come vedremo più avanti) provoca
danno alla barriera intestinale da dove viene assorbita, insieme ai batteri e
cibo non digerito, provocando reazioni infiammatorie diffuse e reazioni
autoimmuni.
L’impatto nel quotidiano sulla salute e il benessere da parte di ciò
che mangiamo si espleta con tre
meccanismi che riducono l’ infezione virale o la sua gravità:
1) Bilanciare la via
infiammatoria
2) Ridurre lo stress
ossidativo e aumentare i livelli di antiossidanti
3) Armonizzare il microbioma intestinale
1) Bilanciare la
via infiammatoria: in una infezione virale
l’infiammazione e la risposta immunitaria avvengono insieme. All’inizio questa
è la reazione del nostro organismo ad un attacco infettivo , ma se l’
infiammazione non si riduce per lacune nel complesso sistema difensivo, si ha un
rilascio prolungato di mediatori (
interleuchine, prostaglandine, TNF-alfa- tumor necrosis factor- alfa ) che ne
alterano la funzione. Infatti in molte malattie croniche legate a stili di vita
distruttivi ( come nel diabete di tipo 2) vi è uno stato di infiammazione cronica di basso livello (
low-level chronic inflammation): cioè non si presenta nessun sintomo acuto,
avvertibile, ma il processo è in continuo divenire avendosi una attivazione
della risposta immunitaria innata. Per abbassare questo carico infiammatorio
cronico, i ricercatori consigliano di passare ad una alimentazione di
tipo mediterraneo modificata, specie nei soggetti con Sindrome
Metabolica e ipercolesterolemia ( soggetti ad alto rischio di morte da
COVID19).
I ricercatori del Functional Medicine Research
Center negli USA hanno pubblicato, sulla rivista Nutrition &
Metabolism, i risultati del loro
studio che
dimostra come una dieta Mediterranea modificata con un ridotto apporto
glicemico e arricchita con specifiche sostanze vegetali (proteine
della soia in polvere, beta-sitosterolo in tavolette, iso-alfa acidi del
luppolo e proantocianidine) possa avere effetti positivi sulla risposta
insulinica e infiammatoria. Il carico glicemico dei cibi ( Indice glicemico
x i grammi di carboidrati per porzione, diviso 100) deve essere tale da mantenere i
livelli di insulina molto bassi ( ecco perché parlavo della chetogenetica).
Inoltre il carico di vegetali ( come vedremo più avanti ricchi di nutraceutici
) deve essere molto consistente ( con proteine della soia e fitosteroli).
La dieta mediterranea “ classica” purtroppo ( oltre all’ olio
extravergine di oliva e al pesce) è ricca di carboidrati ad alto indice
glicemico insulino – stimolanti ( farina bianca, cereali, legumi, frutta dolce,
dolci, vino) e non contiene abbondanza
di sostanze vegetali attive.
In quella modificata
sono ammessi un bicchiere di vino rosso e una porzione di cereali, riducendo l’
apporto di grassi saturi e aumentando le proteine e le fibre.
Classificazione dei cibi per la loro azione
anti-infiammatoria e infiammatoria:
Come si evince dal
grafico, uno schema alimentare infiammatorio contiene
elevate quantità di cibi contenenti sali, grassi ( fra cui i pericolosi e tanto
decantati oli vegetali, girasole, mais ) sia trans- che saturi, cibi che
stimolano l’insulina, come cereali raffinati, bevande zuccherate con o senza
dolcificanti, dolci, e cibi animali trattati- cioè allevati non a pascolo con mangimi fatti
di cereali- e non presenta composti come polifenoli
e flavonoidi ( presenti nel caffè, nel vino, nelle crucifere, e nei
vegetali gialli: vedi più avanti). Per contrastare il processo infiammatorio
bisogna quindi ridurre o eliminare questi cibi e preferire quelli delle piante,
come frutta, verdure e legumi.
Cibi che possono potenziare il sistema immunitario:
Si è visto
che elevate assunzioni di grassi e carboidrati stimolano i markers dell’
immunità innata, specie la famiglia dei Toll-like receptors. Se aggiungiamo dei
flavonoidi ( per esempio un succo di arancia) ad un pasto con elevati grassi e
carboidrati, si riesce a smussare il tipico rilascio di endotossine.
Un aumento
della interleuchina 6 del 100 %( una
delle interleuchine infiammatorie) si ha per esempio entro le sei ore dopo un
pasto processato con elevato contenuto di grassi come : fetta di pane bianco,
burro, formaggio e un frullato con il latte. Per abbassare ulteriormente il
carico infiammatorio e migliorare la funzione immunitaria, bisogna mangiare
cibi privi d pesticidi e quindi prodotti in modo organico.
Come approccio per mantenere un equilibrio nell’ infiammazione
bisogna far sì che il rapporto fra omega-6 ( infiammatori) e omega- 3 (
antiinfiammatori) – (importanti acidi
grassi polinsaturi contenuti nei pesci grassi come il salmone, le acciughe,
le sardine, la trota, anche nelle uova, olio
di semi di lino e semi di lino, noci, soia, tofu, olio di canola e nei cibi a
cui sono aggiunti come succhi, e yogurt)
sia mantenuto fra 1:1 o 1:2 ( nella dieta occidentale il rapporto è di 1:20
!) shiftando la produzione di prostaglandine dalla serie 2 ( infiammatoria)
alla serie 3 (antiinfiammatoria). Un altro alimento infiammatorio, specie nelle
malattie autoimmuni, è il sale ( cloruro di sodio): ha la capacità di indurre
le cellule patogene T-Helper 17 ( Th17).
Oggi una nuova classe di derivati dagli omega-3, prodotti dai tessuti vicino all' area infiammata, sta dando
promettenti risultati per la notevole azione risolutiva dell' infiammazione:
sono I " Mediatori specializzati pro- risoluzione" ( SPM- specialized
pro-resolving mediators: lipoxine, resolvine: inibendo gli osteoclasti sono
utilisssime nell'osteoporosi e osteopenia, protectine e maresine, derivate
dall' acido arachidonico) . Sono molecole
di segnalazione cellulare formate nelle cellule dal metabolismo degli acidi
grassi polinsaturi da una combinazione di enzimi lipossigenasi, cicloossigenasi
e citocromo P450 monoossigenasi. Intervengono anche nella fase successiva al
quadro acuto per impedire la cronicizzazione dell' infiammazione. Si legano ai
recettori cellulari accoppiati alla proteina G
delle cellulle immunitarie segnalando di interrompere l' azione
infiammatoria non rispondendo ai segnali pro- infiammatori ( citochine) e
accellerando l' omeostasi del tessuto dove verranno distrutte ed eliminate. Nei
malati cronici la loro produzione è molto diminuita e l' infiammazione sarò
lenta a risolversi shiftando nella fase cronica, per cui sarebbe auspicabile integrare con
supplementi a base di 17-HDHA e di 18-HEPE ( estrattti dalle sardine e
acciughe,è la migliore soluzione: infatti usano un processo di frazionamento
brevettato che arricchisce di SPM; già in sei settimane da due a 6 capsule,
nello stato acuto, riducono i markers dell' infiammazione come la Proteina C,
le Interleuchine, il fibrinogeno e il TNF-alfa) ,oppure, ma meno efficiente,
dando i loro precursori presenti nell' olio di pesce. I fattori che ne limitano
la loro produzione sono: un sovraccarico di tossine ambientali, l' assunzione
di grassi di scarsa qualità, elevata assunzione di carboidrati processati (
alias zuccheri), scarso o troppo esercizio fisico, stressors fisici,
insufficiente o scarsa qualità del sonno e l' invecchiamento. Sono utili anche
nell'infiammazione muscolare dopo strappi
o danni fisici, in quanto riducendo l' infiammazione facilitano i
processi riparativi, invece di avere un processo infiammatorio cronico con
peggioramento della funzione muscolare.
2) Ridurre lo stress ossidativo ed aumentare il
livello degli antiossidanti:
uno degli aspetti iniziali dell’infezione virale è la cosidetta “ tempesta
citochinica “ ( vedi figura) o l’ abbondanza di stress ossidativo , che produce
i pericolosi radicali liberi come le specie reattive dell’ ossigeno e dell’azoto
( ROS/RNS). Infatti nell’ infezione da COVID ciò che uccide la gente è la
cosidetta “ tempesta citochinica” dove vi è un processo infiammatorio sempre
più pronunciato, stress ossidativo e deficit energetico nei mitocondri.
Non tanto il virus, ma queste citochine ( sostanze che modulano ed intervengono nei processi infiammatori) distruggono i tessuti polmonari provocando la Sindrome da distress respiratorio.
Per un periodo da 2 a 4 settimane siamo come
nell’ occhio della ciclone, cioè non ci sono sintomi ma si inonda di virus l’
ambiente circostante, specie alle persone che sono più vulnerabili(
bambini-malati cronici). Il virus per vivere ha bisogno di un ospite biologico,
e se l’ ambiente umano non è mantenuto
pulito ( nel senso di essere metabolicamente attivo) il virus attecchisce, diventando il nostro
" direttore di orchestra".
Per alleviare questo stress ossidativo possiamo agire su due
fronti:
• Ridurre i composti
ossidativi prodotti dai cibi.
• Fortificare le riserve
corporee di antiossidanti.
Secondariamente includere cibi ricchi di anti-ossidanti e densi
dal punto di vista nutrizionale come quelli derivati dalle piante. Gli antiossidanti
in natura-vitamine o fitonutrienti- possono essere solubili in acqua ( come la
vitamina C ) e nei grassi ( come carotenoidi-contenenti vitamina A, tocoferolo e tocotrienoli del gruppo della
vitamina E).
Le
categorie a più alto contenuto di antiossidanti sono in ordine di maggiore
livello: le spezie/erbe; semi/frutta secca; cioccolato; vegetali.
Quelle con il più basso contenuto sono i grassi, gli oli, le
carni, il pollame, i pesci, frutti di mare e le uova.
Quindi il
più alto contenuto di antiossidanti ( < di 10 mml/100 gr) si trova nelle
spezie: polvere di chiodi di garofano, origano essicato, zenzero in polvere,
cannella in polvere, polvere di curcuma, noci, basilico essicato, e polvere di
semi di senape. Fra i 50 top antiossidanti si hanno anche il vino rosso ( per
il resveratrolo) e il caffè tostato.
E’ bene fare dei controlli ematici di vitamine sia idro che lipo
solubili, in quanto possono esserci deficit alimentari ( il terreno può non
essere mineralizzato a sufficienza o inquinato) o problemi di assorbimento:
molte persone non sono in grado di assorbirle( o per gastrite cronica o per
alterazioni del pH gastrico indotta dai tanto amati e utili farmaci "
protettori gastrici" ) per cui la supplementazione è importante, ma in
questi casi meglio quella sublinguale, che bypassa l’ intestino e va
direttamente in circolo, così come per il ferro. L’ analisi dei nostri minerali
sarebbe meglio eseguirla con il mineralogramma ma non è una tecnica comune,
sebbene molto più affidabile dei semplici esami nel sangue.
3) Armonizzare il microbioma
intestinale ( principale motore della nostra
salute e benessere): nell’ intestino risiede la maggior parte del nostro sistema
immunitario. Per cui un giusto nutrimento è essenziale per mantenere un
salutare microbioma intestinale, che non ci penserà due volte ad eliminare “gli
intrusi” e ristabilire l’ordine metabolico nel contesto del grande network
funzionale.
Inoltre la salute del
nostro microbioma influenzerà tutto un network biologico di comunicazione
immunologica fra le mucose, chiamato MALT, la cui alterazione in un punto (
come l’ intestino ) si ripercuoterà sulla potenza immunitaria delle altre
mucose ( bronchi compresi!):
Il microbioma intestinale deve essere nutrito, come abbiamo visto sopra, con un’ampia gamma di probiotici e di sostanze nutritive provenienti da una certa diversità di vegetali, così lo stesso microbioma si adatterà alla dieta vegetale variegata e alle diverse perturbazioni, migliorando la ricchezza genetica microbica e favorendo un fenotipo anti-infiammatorio e una maggiore funzione metabolica ( meno adiposità e aumenti del peso corporeo, meno insulino-resistenza e dislipidemia).
Prima di trattare del
Microbioma mi soffermo sugli effetti che la nutrizione può avere sull’intestino
e sul network biologico.
Come
vedremo il cibo può influenzare negativamente la funzionalità di questo
delicato e importante sistema:
Come si evince dalla
figura, con i cibi summenzionati vengono danneggiate le cellule della mucosa
intestinale e della barriera ematoencefalica ( a protezione del cervello): si
creano degli spazi attraverso i quali passano in circolo materiali anomali, proteine
indigerite, batteri nocivi e scarti alimentari, oltre alla disbiosi che altera
l’ azione protettiva e funzionale del microbioma: il sistema immunitario
reagisce con questi elementi anomali formando complessi immuno circolanti che costituiranno,
nel tempo, la struttura biologica su cui
si basano le malattie autoimmuni ( e non solo)! Si ha infiammazione cronica e
sub-cronica con malattie autoimmunitari ( Sclerosi Multipla- Psoriasi- Artrite
reumatoide- malattie neurodegenerative- Chron- RCU - retto colite ulcerosa-,
artralgie, allergie), confusione mentale.
E’ ovvio che su questo
terremoto biologico, qualsiasi attacco ( vedi il COVID) dominerà e orchestrerà
le conseguenze deleterie che tristemente conosciamo. E siccome il network
linfatico delle mucose è connesso e continuamente comunicante, si altereranno
anche sistemi lontani da quello intestinale ( urinario, faringeo, bronchiale e
linfonodale), tutto a scapito di una buona difesa immunitaria.
Ecco le conseguenze
della classica Dieta Mediterranea tanto osannata, che predilige i pericolosi
cereali integrali, legumi, latticini. Uno dei problemi sorge per il contenuto
di lectine ( un pericoloso insieme di proteine di natura vegetale, come il glutine
e l’ agglutinina del germe di grano, di cui le piante si servono per proteggersi dagli aggressori) in grado
di dare reazioni autoimmuni, oltre a
problemi digestivi, il disastroso intestino permeabile, gonfiori
addominali, nausea, gas, diarrea, aumento di peso, artralgie, reazioni
allergiche. Ovviamente non tutti sono sensibili alle lectine ( con un test di
intolleranza alimentare possono essere smascherate).
La lectina è un tipo di
proteina ( sensibile a varie malattie, batteri e virus) che costringe i
carboidrati ( zuccheri, frumento, amidi e fibre ) a raggrupparsi insieme e persino
ad attaccarsi a certe cellule nel nostro corpo ( vengono anche chiamate
proteine appiccicose), interrompendo la comunicazione cellulare. La loro natura
è anche quella di attaccarsi ai pericolosi batteri e virus facilitandone l’aggancio alle
cellule bersaglio: il sistema immunitario ne risulta alterato!
Tornando al
microbioma, purtroppo è uso comune falcidiare , anche frequentemente, questa
componente essenziale del nostro network metabolico, con l’uso degli antibiotici (
non bastano i soli fermenti lattici e probiotici per ridare una rapida vitalità
ai nostri amici batteri): ciò apre le porte, presenti in tutte le mucose (
nasali, intestinali, urinarie, polmonari) e sulla pelle, ormai senza guardiani,
ad altre infezioni successive sia batteriche che virali ( le gravi sepsi, e le
influenze e raffreddori nei neonati, otiti comprese).
Nella
Medicina Funzionale per mantenere e guarire la funzione dell' intestino, si usa
il protocollo delle 5 R: 1) rimuovere le sostanze chimiche ( tipo i
dolcificanti artificiali), allergeni, cibi processati, glutine, lattosio,
zuccheri, e batteri nocivi 2) sostituire ( Replace) ciò che è stato
rimosso con una dieta migliore, aggiungere enzimi digestivi e aumentare l'
acidità dello stomaco 3) Reinoculare
l' intestino con i probiotici per restaurare il giusto equilibrio nel
microbioma 4) Rigenerare e riparare, la mucosa intestinale con
anti-infiammatori naturali come curcuma, rosmarino, zenzero, quercitina e
Omega-3, 5) Ritenere i guadagni fatti
con un'attenzione alla dieta e al microbioma ( specie con l'aggiunta dei
SPMs, in quanto riducono l'infiammazione e promuovono la guarigione).
Le fibre provenienti dai cibi integrali e
dalle piante –i cosidetti prebiotici
perché non attaccati dai succhi gastrici e dagli enzimi intestinali- (
vegetali, olio di semi lino in polvere, noci, semi di chia, semi, cereali
integrali, aglio, cipolla, asparagi, carciofi, alghe, vere e proprie fonti di
“medicinali” che migliorano la salute e il sistema immunitario) nutrono i batteri buoni e possono da questi
essere fermentate con la produzione di energia e di acidi grassi a catena corta
( SCFAs:short-chain fatty acids) aventi effetti pleiotropici ( termine preso in
prestito dalla genetica, cioè da una causa scaturiscono diversi effetti anche
apparentemente diversi) inclusa l’ influenza positiva sulla barriera epiteliale
e riduzione della citotossicità patogena derivante da composti prodotti dai
batteri nocivi. Uno di questi acidi grassi
è il Butirato (o acido butirrico) avente attività immuno-modulante, inclusa una
migliore funzione della barriera intestinale e dell’immunità innata. Le diete ricche di fibre modulano
direttamente la reattività immunologica aumentando i livelli di SCFAs, che a
sua volta attivano i recettori accoppiati alla proteina G in vari tessuti,
incluse le cellule immunitarie. Inoltre i SCFAs hanno effetti epigenetici che
potrebbero alterare la funzione cellulare immunitaria ( come detto sopra, si
raccomandano 25-35 grammi di fibre al giorno).
Un ottimo
nutrimento per i probiotici del microbioma oltre alle fibre come visto sopra
sono i cibi probiotici come i crauti, il Kimchi (è un piatto tradizionale
coreano, fatto di verdure fermentate con spezie e frutti di mare salati) e i
cetriolini sottoaceto.
Anche i cibi
fermentati ( come detto sopra) forniscono microorganismi e metaboliti
secondari come i catecolo alchilici che potrebbero aiutare con la risposta
immunitaria e persino ridurre l’incidenza e la durata delle infezioni
respiratorie. L’ acido lattico, un prodotto della fermentazione, ridurrebbe la
crescita patogena nella cavità orale, orofaringe ed esofago. Inoltre alcuni
ceppi di microorganismi potrebbero influenzare specifici virus e quindi essere
importanti per azioni bersaglio relative alla funzione immunitaria. Per esempio
il Kefir contiene 6 ceppi batterici che aumentano l’attività delle cellule
Natural Killer e la secrezione dell’ interferone- gamma in risposta a cellule
tumorali.
In generale i probiotici con microorganismi delle specie Lactobacillus e Bifidobatteri ( presenti in molti yogurt) hanno dimostrato numerosi effetti benefici sull’immunità attraverso le loro interazioni con i macrofagi, gli enterociti e le cellule dendritiche, come pure con le cellule Th1, Th2 e T regolatorie ( Treg).
I cibi che distruggono il microbioma ( quindi assolutamente da evitare) sono la carne proveniente da animali alimentati con cereali, oli vegetali
ossidati e ottenuti geneticamente, il frumento ibrido ( che fra l’ altro
aumenta i casi di celiachia) e cibo proveniente da raccolti carichi di
glifosato ( diserbante, probabile cancerogeno, che abbassa i livelli ormonali di
testosterone, estrogeni e progesterone: pericoloso!)
Il digiuno intermittente, dove vi è una limitata finestra temporale
dell’alimentazione, è in grado di migliorare l’attività del microbiota
intestinale:
Dieta Chetogenetica
Un approccio alimentare accennato sopra ( dieta
chetogenetica, di cui il butirato ne è un chetone rappresentante, insieme a
l’ idrossibutirato, l’acetoacetone e all’ acetone)) è in
grado di potenziare il sistema immunitario, sfruttando i bassi livelli di
insulina ( in questo caso anche la frutta
sarebbe da evitare): una recente ricerca condotta sui topi è stata pubblicata a
Novembre 2019 sul Journal Science Immunology (https://immunology.sciencemag.org/content/4/41/eaav2026
)
In uno
stato ipoglicemico e chetogenetico, almeno in studi fatti sui topi, durante una
infezione da virus influenzale, si attiva un sottogruppo di cellule T nelle
mucose polmonari, non precedentemente connesse alla risposta immunitaria al
virus influenzale: come conseguenza aumenta la sintesi di muco ( tramite la
produzione delle cellule immunitarie gamma-delta T, azione che non risulta con
una dieta ad alto contenuto di carboidrati) che intrappola il materiale virale
prima che causi l’ infezione. Inoltre la dieta cheto sopprime la formazione
degli inflammasomi (un sistema recettoriale immunitario che stimola una
risposta infiammatoria deleteria).
Gli studi
sugli effetti dei chetoni e il SI vengono confermati da vari trials come quello
del Maggio 2016 ( https://bmccancer.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12885-016-2337-7
),condotto sui topi, pubblicato nel BMC Cancer Journal: sono aumentate le risposte
immunitarie innate e adattative reattive ad uno glioma maligno, inclusa una
aumentata produzione di citochine e una citolisi tramite le cellule T CD8+
reattive al tumore; per cui una dieta chetonica potrebbe funzionare in parte
come adiuvante immunologico, potenziare le risposte immuni reattive al tumore
nel microambiente mitigando la soppressione immunitaria. Questi dati sono stati
confermati in uno studio recente del Gennaio 2020 pubblicato su Nature Reviews Endocrinology ( https://www.nature.com/articles/s42255-019-0160-6?proof=true
)
Benefici della dieta chetogenetica:
Metabolismo dei chetoni e
regolazione ormonale: tratto da un articolo di Biochem Soc Symp . 1978;(43):163-82;K G
Alberti, D G
Johnston, A Gill, A J
Barnes, H
Orskov.
I principali ormoni coinvolti nel metabolismo
dei chetoni sono l’insulina ( ad effetto anabolico) e gli ormoni catabolici
come il glucagone, il cortisolo, le catecolamine.
Affinchè utilizziamo le proprietà benefiche dei chetoni dobbiamo mantenere i
livelli di insulina bassi ( quindi non immettere cibi raffinati e stress).
Dieta con cibi interi e vegetali.
Un altro approccio alimentare che è stato estesamente studiato da vari autori (
fra cui il cardiologo www.ornish.com e il medico Joel Fuhrman https://www.drfuhrman.com/) e ha
dato effetti potenzianti il SI, oltre che revertire le malattie croniche, è una dieta basata su abbondanza di vegetali-frutta-cibi interi ( come
fagioli, noci, cibi integrali, facendo attenzione agli effetti della lectina)
ed eliminazione sia di zuccheri semplici ( ovviamente anche dolci, Junk-food,
farina bianca, riso bianco, patate, frutta dolce) che di proteine animali di qualsiasi tipo; l'
interazione di quest'ultime con cereali ( integrali e non) hanno effetti dannosissimi e peggiorativi
delle condizioni croniche. L’eventuale vitamina B12 ( assente nel mondo
vegetale) può essere tranquillamente integrata con la Nori ( alga viola
essiccata, contenente anche Ferro e Omega 3), anche se le quantità variano fra
i vari prodotti e possono contenere metalli pesanti. Meglio la supplementazione
sublinguale.
Come potenziare il Sistema Immunitario ( SI)
Stabilire una
dieta con cibi naturali e non processati. Non assumere cibi industriali
ultra-processati in quanto sopprimono l’ immunità con le loro abbondanti
calorie derivate dallo zucchero, dagli amidi e dalla salificazione.
Eliminare lo
zucchero e gli amidi ( sono trasformati in glucosio dal nostro metabolismo) :
lo zucchero come detto sopra, sopprime l’immunità e peggiora le infezioni
virali. Non bere alcol perché abbassa il SI e ci svuota dei nutrienti
importanti.
Focalizziamoci sui flavonoidi con attività
antivirale come il kaempferol (presente nei capperi e zafferano, che ne
contengono la maggiore quantità, negli spinaci, il cavolo e l’ aneto), la
quercitina ( aneto, cipolla, origano, mele, vegetali a foglia larga, broccoli),
l’ esperidina ( nelle arance, limoni, pesche, pompelmo), l’oleuropeina ( olive
e olio extravergine di oliva ), le catechine e l’epicatechina gallato ( tè
verde), l’ acido laurico ( o acido
dodecanoico, nell’ olio di cocco vergine non raffinato, e nel latte materno).
Rifornirsi di erbe e spezie potenzianti il SI
e ad azione anti-virale come lo zenzero, l’aglio, la curcuma, il rosmarino, il
peperoncino, l’ origano.
Prendere proteine
per l’immunità in quanto sono importanti per la funzione immunitaria ( e gli
anziani e i vegani ne avrebbero bisogno in quantità), infatti la malnutrizione
proteica è un grosso fattore di rischio per le morti da infezione ( almeno 1
grammo pro chilo, o la metà del proprio peso corporeo al giorno). Devono essere
organiche e provenienti da animali puliti.
Anche gli
aminoacidi ( i costituenti delle proteine) sono i mattoni dei nostro sistema di
difesa immunitario come la taurina, la carnosina, l’ anserina, e la creatina
derivata dall’ agnello e dal manzo: le proteine vegetali non ne contengono
adeguate quantità.
Le migliori fonti proteiche:
Le proteine vegetali ( noci, semi, legumi) sono adeguate
solo se consumate in sufficiente quantità, e nel caso dei legumi, cotti a vapore: i derivati della soja ( chiaramente
non OGM) come il tofu o il temph ( semi di soja gialla fermentati) hanno la più
alta concentrazione proteica.
Dare molta carica
al Microbioma:
E’ cruciale
specie nell’ obesità e nelle malattie croniche in quanto il tasso di
infiammazione elevato può essere ridotto grazie ai nostri batteri intestinali.
Il 60% del nostro SI si trova nell’ intestino per cui mai come ora bisogna
prendersene cura mangiando cibi prebiotici ( denti di leone verdi, il
tartufo d’america, aglio, cipolle, asparagi, carciofi, porri, banane, mele, il
glucomannano, il cocco, la bardana, i semi di lino, le alghe, e la patata
messicana), cibi probiotici ( il Kefir, i crauti, il tempeh, il miso, il
kimchi, il natto – fagioli di soja fermentati- cetrioli sottoaceto, yogurt di
cocco, carne di pecora e di mucca allevati al pascolo).
Zuppa di Ossa
animali: ha dimostrato proprietà potenzianti il SI. Aiuta a sostenere, ottimizzare
ed elevare la nostra espressione genetica.
Un articolo su Chest Journal ( https://doi.org/10.1378/chest.118.4.1150) ha confermato l’ azione del brodo di pollo nello stimolare effetti terapeutici nei pazienti con polmonite pneumococcica, oltre a ridurre l’ infiammazione nel tratto respiratorio superiore che può precipitare la febbre, i brividi, le mialgie e la fatica.