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NATALIZIO........

 


 Ecco la 61° newsletter......  

           BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO !!!!

..................e Buona Lettura!

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Trovate la versione integrale sul sito: www.quantumedicine.com/article/nuovofile280.html

Questa nerwsletter, speciale, è suddivisa in due argomenti:

1) Concetti a noi cari, quali la fisica quantistica e fenomeni fuori dal " comune"

2) Nutrizione e Prevenzione......specie in questo periodo..............attenti, dunque!

1)  .....sulla manipolazione dello spazio- tempo

2)  Deja- vu, corsa contro il tempo

3)  Concetto di tempo

4) Autoradiografia recettoriale ed effetto delle mcrodosi

5) ........Vari piccoli articoli sulla nutrizione e sulla prevenzione..............interessanti.......

Pensiero settimanale da meditare durante tutto l'anno 2007:

" Fa che i tuoi sogni siano più reali della tua paura"      

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Ecco la testimonianza di chi ha reso possibile quest'opera:

          "Con questo “opuscolo” si è voluto raccogliere le newsletter che Gaetano

Conforto ha trasmesso via e-mail (dal 10 agosto 2003 al 12 luglio 2006) a

tutte le persone che si sono iscritte accedendo al suo sito

http://www.quantumedicine.com/article/article.html

          Gli argomenti trattati sono per me come “perle di saggezza”, “il pane

quotidiano” , “l’acqua che disseta e purifica il corpo-mente”.

          Leggere ed approfondire i temi riportati aiutano la mente a trovare vigore e

forza, a vedere le cose che ci circondano in modo diverso, a scoprire che la

realtà dipende esclusivamente da noi, da come la vogliamo vedere e

conseguentemente creare.

          Trovare il bello, l’aspetto positivo, anche in una cosa o episodio che siamo

abituati a classificarli come “negativi”, ci aiuta a stare bene, ad avere il giusto

entusiasmo per crescere alla ricerca di obiettivi sempre più “elevati”.

By Romeo

 
                                                                                                                                                

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  Sulla manipolazione dello spazio-tempo

 

 

          R.Mallett e J.Magueijo, due menti, due geniali teorie e molti punti in comune.

Ronald L.Mallett (Ph.D), è un professore di fisica ed insegna all’Università del Connecticut,negli Stati Uniti.La sua notorietà, è dovuta quasi esclusivamente ad un progetto (da lui stesso voluto e portato avanti da lungo tempo), per la realizzazione di una “Macchina del Tempo”.

João Magueijo, è anch’egli un fisico teorico nonché assistente (l’equivalente di un professore di ruolo negli Stati Uniti) all’Imperial College di Londra.La sua notorietà è dovuta essenzialmente all’ipotesi (da egli stesso sostenuta) che la velocità della luce non sia costante nell’Universo; da questa premessa ha elaborato una serie di teorie legate ai concetti di Relatività Speciale e Generale,che assieme prendono il nome di VSL (l’acronimo si traduce in: Varying Speed of Light).

Con queste parole, R.Mallett, da forma all’introduzione dell’articolo pubblicato su “Physics Letters” l’otto maggio del 2000, ed intitolato: “ Il Campo Elettromagnetico debole, della Radiazione Elettromagnetica in un anello laser”:

“Il Campo Gravitazionale dovuto al flusso circolare di una radiazione elettromagnetica, che emerge da un anello laser unidirezionale, è definito risolvendo le equazioni lineari di campo di Einstein, ad ogni punto interno dell’anello laser.

Le equazioni di spin della teoria Generale della Relatività, vengono in seguito usate per studiare il comportamento di un neutrone al centro dell’anello laser.Si rileva quindi che tale particella, manifesta il fenomeno conosciuto con il nome di trascinamento dei sistemi di riferimento (frame-dragging) inerziale” .

Detto in parole povere quindi, la radiazione elettromagnetica di un raggio laser circolare, dovrebbe deformare lo spazio-tempo all’interno dell’anello stesso di luce , e di conseguenza provocare il frame-dragging (spostamento laterale) del neutrone.

Nello stesso articolo, Mallett ci fa osservare anche che nella meccanica classica Newtoniana, è soltanto la materia a generare il campo gravitazionale; ed una delle conseguenze quindi più interessanti della teoria della Relatività Generale, è la predizione che anche la luce è da ritenersi una “fonte di gravità”.

Il campo gravitazionale di un raggio di luce non circolare, fu studiato molti anni fa da Tolman (e ciò fu fatto usando un’approssimazione del campo debole, per le equazioni di Einstein del campo gravitazionale).Tolman poi determinò l’accellerazione di una particella stazionaria, nelle vicinanze del raggio di luce. Ciò che egli scoprì, fu che l’accellerazione di tale particella era due volte più grande di quella ipotizzata sulla base della teoria di Newton per il campo gravitazionale di un’ asta (barra) compatta di simile lunghezza e densità. Questo sembrò implicare che,in qualche modo, la luce forse è molto più “efficace” della materia, nel generare un campo gravitazionale.

Tutto il lavoro di Mallett sulla possibilità di manipolare lo spazio-tempo, è da intendersi quindi come un epilogo (una generalizzazione) di vecchie teorie ed esperimenti inerenti al campo gravitazionale, con l’introduzione del concetto di “flusso circolare di radiazione elettromagnetica”.

L’apparato sperimentale di Mallett, grazie agli ultimi ritrovati nel campo della tecnologia laser,è in grado di generare un intenso,coerente e continuo flusso circolare di luce. Facendo i dovuti calcoli relativistici , nell’ipotesi di un neutrone rotante stazionario, posto esattamente al centro dell’anello laser, Mallett scopre che una delle sue equazioni, ha esattamente la “forma” richiesta per definire il “frame-dragging” nella teoria generale relativistica della gravitazione.

È risaputo ormai da parecchio tempo che la soluzione di Stockum per la metrica esterna di un cilindro di polvere rotante infinitamente lungo, contiene linee temporali chiuse.Il lavoro di Mallett,dimostra che anche le curve temporali chiuse, intervengono in un cilindro di luce rotante infinitamente lungo. Tali curve,potrebbero condurre un’ ipotetica particella nucleare, nel passato.

Una delle obiezioni più “importanti” che Mallett ricevette in relazione ai suoi postulati , pubblicati su “Physics Letters”, fu quella del matematico e studente di cosmologia, Ken Olum .Quest’ultimo dichiarò che in ogni caso, anche se tutte le equazioni relativistiche di Mallett (inerenti allo spazio-tempo all’interno dell’anello di luce laser) risultavano corrette, l’energia necessaria per distorcere lo spazio-tempo dovrebbe essere sproporzionatamente ed infinitamente grande; e considerando la tipologia dei laser che vengono usati oggigiorno, tale anello dovrebbe avere un diametro addirittura maggiore di quello dell’Universo osservabile.

A questo punto Mallett , a sua difesa, fece osservare questo: l’energia richiesta per la distorsione dello spazio-tempo diminuisce, quand’ anche (contemporaneamente) la velocità del fascio di luce laser diminuisce.Egli propose quindi,come soluzione al problema, di far passare il raggio di luce laser attraverso una “sostanza” che ne diminuisse la velocità; ma anche in questo caso, ricevette delle dure critiche da parte del fisico J. Richard Gott, che a tal proposito gli fece osservare quanto segue:

“La luce viaggia molto più lentamente attraverso l’acqua che non attraverso lo spazio vuoto, ma ciò non significa che tu invecchi molto più lentamente mentre fai del nuoto subacqueo o che è più facile distorcere lo spazio-tempo sott’acqua”.

Ed ecco che a questo punto, cominciano ad apparire assai interessanti, le ipotesi-teorie di Magueijo , sulla variabilità della velocità della luce.

In sintesi,il fisico portoghese propose una modificazione della Relatività Speciale,nella quale un’energia fisica, come ad esempio l’energia di Plank, unisce la velocità della luce come invariante, a dispetto di una completa Relatività di strutture inerziali, in accordo con la teoria di Einstein per le basse energie.Questa nuova teoria,

dovrebbe,in linea di principio, trovarsi in accordo con la Relatività Speciale, quando il campo gravitazionale è debole,se non addirittura assente ;e in esperimenti che proverebbero la natura dello spazio-tempo su scale di energia molto più piccole dell’Energia di Plank (EP).Tali considerazioni portano immediatamente alla seguente domanda: “In quali strutture di riferimento,la lunghezza e l’energia di Plank,rappresentano delle “soglie” per il nuovo fenomeno?”

Supponiamo che vi sia una scala di lunghezza fisica che misuri la dimensione delle strutture spaziali negli spazi-tempi quantistici, quali la zona ed il volume discreti previsti vicino alla gravità quantistica (loop quantum gravity).Se questa scala è la lunghezza di Plank,in una struttura inerziale di riferimento, la relatività speciale suggerisce che può essere differente nella struttura di un altro osservatore: un’implicazione diretta della contrazione di Lorentz-Fitzgerald.

Senza addentrarmi ulteriormente in altri dettagli tecnici, che alla fine non farebbero altro che rendere ancora più difficile la comprensione del “nocciolo della questione”;

cercherò ora di presentare in parole povere ciò che si evince da tutte le ipotesi e le considerazioni di Magueijo; affinché sia possibile intuire, anche per i meno esperti in materia, le varie analogie e interconnessioni con le teorie di R.Mallett.

Riducendo il tutto veramente all’osso,possiamo affermare che (sulla base delle ipotesi di Magueijo):

Variando la velocità della luce ,nemmeno l’energia “immagazzinata” nel vuoto rimane immutata(costante).

Detta così,in tutta la sua semplicità,sembrerebbe una cosa da nulla; ma a livello teorico, da un punto di vista quantistico-relativistico, le implicazioni che tale considerazione comporta nella questione sollevata da Ronald Mallett, sulla possibilità (secondo lui quasi scontata) di manipolare lo spazio-tempo attraverso dei fasci circolari di luce laser, sono davvero enormi.

www.oloscience.com

Libri:

“Più veloce della luce” – João Magueijo (ed. Rizzoli 2003)

Sitografia:

http://en.wikipedia.org/wiki/Jo%C3%A3o_Magueijo

http://arxiv.org/PS_cache/hep-th/pdf/0112/0112090.pdf

http://en.wikipedia.org/wiki/Ronald_Mallett

Dal blog di Fausto Intilla (2) - Giovedì, 21 Dicembre 2006 - 10:21am

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Déjà vu - Corsa contro il tempo

Denzel Washington impegnato in un film adrenalinico, una corsa contro il tempo: è possibile cambiare il corso degli eventi?
C'è un sistema per modificare il passato?

 

           Tutto ha inizio a New Orleans, quando un atto terroristico viene compiuto ai danni di un battello affollato dell’equipaggio di una portaerei, riunito insieme ai propri familiari per i festeggiamenti del martedì grasso.
Una strage: uomini, donne, bambini. Sul posto accorre Doug Carlin (Denzel Washington), agente dell’ATF (Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives, agenzia federale che dipende dal ministero della Giustizia). Carlin si mette al lavoro con fiuto da segugio, rintraccia le prove della presenza a bordo di un potente esplosivo: l’uomo si muove sicuro e sa il fatto suo e, ben presto, affiancherà il team dell'FBI guidato dall’agente Andrew Pryzwarra (Val Kilmer). Il gruppo ha la possibilità di visionare materiale video reperito tramite satelliti, che permette loro di scorrere le fasi e le vicende precedenti la strage.
Si scoprirà così la presenza di un motociclista sospetto (Jim Caviezel) intento a trafficare sul bordo del ponte che sovrastava il battello al momento dell’esplosione. Di più: il girato potrà scandagliare le azioni di una giovane e splendida donna, Claire Kuchever (Paula Patton), uccisa dallo stesso individuo che ha perpetrato l’atto terroristico.

Per Carlin le immagini struggenti sullo schermo, il quotidiano di Claire, una giovane amante della vita, dal fascino ipnotico, hanno un significato che agli altri pare sfuggire: Carlin ha la sensazione di un déjà vu, confermato anche da alcuni indizi ritrovati nella casa della donna...
Ma come è possibile poi che un satellite registri tutti gli atti di un individuo e che gli agenti/spettatori possano interagire con le immagini? Cosa sta nascondendo il gruppo di Pryzwarra a Carlin? E, soprattutto, cosa lega Carlin a Claire?

 

Il fenomeno del déjà vu

E' un fenomeno comune e diffuso, ma biologi, psichiatri, neurologi e fisici sono tutti d'accordo nel sostenere che il déjà vu non si presta a facili spiegazioni. I realizzatori del film hanno scoperto che al riguardo esistono molte teorie che spaziano dalla psicologia alla pura fantascienza e tra queste:
- alcuni neurologi credono che il déjà vu si verifichi quando il cervello si fissa su un particolare – un odore, un suono o qualcosa che si è visto – la cui ricomparsa in un altro momento provoca una momentanea confusione fra passato e presente;
- alcuni medici sottolineano che il déjà vu è frequente nei pazienti affetti da patologie al lobo temporale, così che se ne potrebbe dedurre l’origine da un'inconsueta stimolazione di quella parte del cervello;
- alcuni psicoanalisti sostengono che il déjà vu sia una forma di "soddisfazione del desiderio", per effetto della quale i desideri profondi emergono dall'inconscio, come accade nei sogni, anche durante lo stato di veglia;
- chi crede nella reincarnazione interpreta gli episodi di déjà vu come prove di una vita precedente;
- gli scienziati che seguono le ultime scoperte nel campo della fisica quantistica hanno ipotizzato che il déjà vu possa essere il risultato di universi paralleli che si incrociano casualmente quando si spezza la struttura spazio-tempo.

          Prendete un produttore come Jerry Bruckheimer, un uomo dal tocco di re Mida, che trasforma in dollari sonanti tutto ciò che tocca. Tra le sue recenti produzioni La maledizione della prima luna e Pirati dei Caraibi: la maledizione del forziere fantasma, tanto per intenderci.
Affiancategli Tony Scott, il regista fratello di Ridley, con cui ha fondato la casa di produzione Scott Free, un regista specializzato in film di azione adrenalinici, quelli che ti tengono incollato alla poltrona senza mai fiatare (Top Gun; Nemico pubblico; Domino).
Ai due fate capitare sulle rispettive scrivanie lo script firmato dall’esordiente Bill Marsilii e dal candidato all’Oscar Terry Rossio (Shrek; la serie dei Pirati; La maschera di Zorro; Shrek 2).
Impossibile non ipotizzare un successo, così come, per Bruckheimer e Scott era impossibile lasciarsi sfuggire una vicenda che cattura immediatamente l’attenzione, addentrandosi nelle zone più sconosciute del nostro esistere.
Il film riesce a mescolare thriller, azione, effetti speciali, un’intensa storia d’amore, a riflessioni fondamentali sui misteri della vita. Senza mai perdere mordente, ci introduce ai concetti di spazio e tempo, di stringhe temporali, di possibilità di modificare il corso degli eventi, infilandosi in una ‘piega del tempo’. Realizzando così il sogno di variare gli accadimenti, riportare in vita un individuo, evitare disastri, stragi, incidenti. Modificare le nostre scelte passate.

          Punto focale è il déjà vu, quel fenomeno su cui filosofi, psicologi, neurologi (e ognuno di noi) si è arrovellato, non riuscendo a dare una spiegazione che risultasse soddisfacente al cento per cento. Quell’esperienza spiazzante e destabilizzante che quasi tutti possono dire di aver vissuto almeno una volta nel corso della propria vita. La sensazione di aver già conosciuto una determinata persona o di conoscerla da sempre (che per certo, nella logica delle cose, non possiamo aver conosciuto prima); ma anche la sensazione di essere già stati in un certo luogo (in realtà sconosciuto); di aver già compiuto determinati atti... ma anche, perché no?, la spiegazione del cosiddetto colpo di fulmine, quando ci innamoriamo profondamente a prima vista di chi non conosciamo affatto...
Il film di Tony Scott, il primo lungometraggio girato nella New Orleans post Katrina, ha il pregio dell’equilibrio: nulla è di troppo, non c’è una sola scena in più. La macchina da presa di Scott si ferma spesso sulle espressioni dei volti, sullo stupore, l’incredulità, la disperazione e la speranza, coadiuvata dalla fotografia affascinante di Paul Cameron (Collateral).
Tutto è funzionale alla vicenda, che acchiappa lo spettatore più smaliziato per oltre due ore. Un film da non perdere: non ve ne pentirete.
Non guarderete l’orologio una sola volta.

 

Gli universi paralleli

Per comprendere meglio ciò che i fisici più all'avanguardia sostengono a proposito delle leggi che regolano il funzionamento del tempo, Jerry Bruckheimer e Tony Scott sono andati direttamente alla fonte: hanno consultato alcune tra le menti più brillanti della fisica mondiale, tra cui il dottor Brian Greene, esperto della teoria delle stringhe e docente di fisica alla Columbia University.
Bruckheimer spiega: "Abbiamo fatto del nostro meglio per studiare a fondo i vari personaggi di Déjà vu, inclusi gli scienziati del laboratorio 'finestra temporale'. Io ho costruito la mia carriera su storie che portano lo spettatore in mondi in cui non era mai stato, ma vi garantisco che stavolta entrerete davvero nel mondo descritto dal film. Muoversi al limite tra scienza e fantascienza è una questione delicata e complessa, ma con Déjà vu intendevamo mettere in comunicazione questi due mondi e prospettare possibilità che forse non sono così inverosimili come appaiono".
Per entrare nel mondo sorprendente della fisica dei quanti, Bruckheimer e Scott hanno incontrato il dottor Greene e gli hanno chiesto di spiegare loro nel modo più semplice possibile alcune teorie che stanno dietro l'idea dei viaggi nel tempo e degli universi paralleli. Greene, servendosi di una lavagna su cui segnava i concetti principali per chiarezza, ha spiegato a Bruckheimer e Scott che noi viviamo in un mondo in cui non sempre siamo consapevoli dei trucchi che ci gioca la nostra mente quando si tratta del tempo. Per esempio, quando ci si guarda in uno specchio posto a una distanza di circa due metri e mezzo si crede di vedere la propria immagine in tempo reale, ma in realtà si sta osservando un'immagine che risale a 16 nanosecondi prima! (Quei 16 nanosecondi sono il tempo che impiega la luce per riflettere il nostro viso sullo specchio e tornare indietro). A voler essere rigorosi, quindi, stiamo guardando il passato

          Approfondendo questioni più complesse, Greene ha spiegato come oggi alcuni fisici, basandosi sulle prove più recenti, credano nell’esistenza di un numero infinito di universi paralleli nel cosmo e che a noi è capitato per caso di vivere in uno di questi e ignoriamo gli altri. Un tempo ritenuta pura fantascienza, la teoria degli universi paralleli oggi viene chiamata in causa da diversi e recenti studi cosmologici. Tra le varie ipotesi sul modo in cui potrebbero funzionare gli universi paralleli, una fra le più sofisticate viene da un'avvincente nuova frontiera della fisica contemporanea: la teoria delle stringhe. La teoria postula che l'universo sia composto da piccole stringhe o membrane che vibrano in undici dimensioni. In questo cosmo pluridimensionale, gli altri universi paralleli potrebbero essere separati dal nostro da una distanza minima della frazione di un millimetro. Greene ha usato l'analogia del pane: il nostro universo e tutto ciò che contiene sarebbe soltanto una fetta sottile di una forma di pane di grandezza smisurata.
Per quanto queste teorie lascino irrisolti molti interrogativi, appare chiaro che esse aprono sconcertanti prospettive sulla possibilità di viaggiare nel tempo o di manipolare il passato e il futuro. Ma come saggiamente dichiara il dottor Greene: "L'aver capito che nell'universo c'è molto di più di quello di cui possiamo renderci conto in prima persona deve aiutarci ad apprezzare maggiormente il nostro posto nel cosmo".

A cura di Donata Ferrario - redazione@multiplayer.it

 

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Concetto di tempo...


...in un sistema sferico, le singolarità nei buchi neri e l’Iperspazio.

Il tempo in un sistema sferico

Lo spazio ed il tempo sono interamente contenuti nella configurazione spaziotemporale del nostro universo fisico a 3-D (3-D sta per tre dimensioni). Quando diviene possibile “uscire” da questa configurazione, è possibile visualizzare il “contenitore” fisico della configurazione spaziotemporale. Gli scienziati attualmente stanno comprendendo che la “consapevolezza integrata” ha infinite dimensioni temporali e questo è simile ad un sistema di coordinate sferico. Qualunque parte di esso può vedere il resto di esso (vedi più avanti), e questo è qualcosa di stupefacente. La “consapevolezza integrata” è dove le cose iniziano e finiscono. (Quest'ultima frase potrebbe essere tradotta nel seguente modo: il Big Bang, la singolarità iniziale, il puntino infinitesimale da cui ha avuto origine “questo” Universo, uno degli infiniti esistenti, è “consapevolezza”, la singolarità, in cui le leggi della fisica erano già a livello della gravità quantistica, è un “punto” di “consapevolezza”, è, quindi, l'atto con cui il Pensiero di Dio è divenuto Realtà, un punto da cui ha avuto origine il Tutto e in cui il Tutto ritornerà).

“L'Universo “fluttua” nel dominio dell'iperspazio a più dimensioni. L'iperspazio “contiene” questo “Chilled Universe”, Universo “Congelato”, che, quindi, non può mai andare distrutto. Attualmente l'universo “congelato” non è altro che un infinita dimensione temporale sferica la cui consapevolezza è continuamente integrata. Le coordinate sferiche delle infinite dimensioni temporali permettono di guardare al “tutto” da qualsiasi altro luogo nell'universo “congelato”. Il concetto di tempo in un sistema sferico diviene molto interessante. Esso, letteralmente, si “ripete” all'interno di uno specifico “processo di penetrazione”. Questo sta a significare che l'Universo “congelato” è attualmente un complesso sistema di consapevolezza integrato (la cui consapevolezza è continuamente integrata, appunto da un processo di penetrazione, da ulteriori consapevolezze) che manifesta se stesso come “conoscenza”. Una volta che si diviene parte di un “processo di penetrazione” (qua ci si riferisce a quando ognuno di noi acquisisce la vera “consapevolezza”. In tale momento subentra l'estasi (samadhi) e il nostro Io diviene un tutt'uno con l'Universo e si unisce alle altre “consapevolezze” cioè agli altri Io che hanno raggiunto lo stato massimo: la Beatitudine, l'Estasi), una volta, cioè, che si acquisisce la piena e vera “consapevolezza”, per la natura sferica della dimensione temporale, diviene possibile continuare a “tornare allo stesso luogo” continuamente, in modo tale da accrescere la propria conoscenza che non ha fine (anche qui è possibile notare di nuovo il concetto di Estasi o Beatitudine, stato in cui si acquisisce la massima consapevolezza e la conoscenza del “tutto”, essendo questo uno stato in cui si diviene un tutt'uno con la Grande Intelligenza Creatrice, il cui Universo è pensiero divenuto realtà, Sua manifestazione materiale, il Verbo, l'Idea, divenuta realtà fisica e psichica), perché eterne sono le dimensioni temporali”.

“Chilled Universe”, letteralmente Universo Congelato, sta a significare che esistendo un Multiverso e quindi un maggior numero di dimensioni, come anche provato dalla Teoria delle Stringhe, l'Universo in cui noi viviamo è un Universo in cui le dimensioni a noi invisibili si sono “compattificate”, “congelate”, cioè non si sono “srotolate” come le tre dimensioni a noi note, ma sono rimaste “congelate”, cioè sono rimaste “arrotolate” ed hanno lunghezze infinitesime.

Singolarità dei buchi neri ed Iperspazio

Ogni buco nero ha una singolarità centrale. Queste singolarità sono punti in cui le leggi della fisica classica (ed i modelli matematici a queste connesse) non sono più valide. Questo perché noi solitamente siamo abituati a considerare ogni cosa o evento nell'ambito delle nostre 3-D. Queste parti centrali dei buchi neri sono singolarità nelle 3-D, ma nella realtà dei fatti sono semplici punti di transizione nelle più alte dimensioni (ricordiamo che per “più alte dimensioni ci si riferisce all'Iperspazio n-dimensionale).

Quando le onde gravitazionali, delle vere e proprie “traiettorie attraverso il tempo”, spingono i materiali verso la singolarità, questa viene definita una singolarità “stabile”. Al contrario, quando i materiali sono spinti fuori, o le onde di gravità sono spinte verso l'esterno, la singolarità viene definita “instabile”. Abbiamo detto che le singolarità sono “anomalie” nelle 3-D ma sono anche punti di transizione nelle più alte dimensioni. In esse, i punti di transizione, dal punto di vista 3-D, divengono singolarità stabili, mentre, dal punto di vista delle più alte dimensioni, divengono singolarità instabili. Questi punti nelle più alte dimensioni non sono realmente singolarità instabili ma sono punti che possono agire come punti di dimensioni più elevate virtuali aventi un comportamento irregolare. (Questo significa che nell’Iperspazio una singolarità agisce in maniera “instabile”, cioè casuale, che, in termine più tecnico possiamo definire “quantistico”).

Ogni singolarità di un buco nero ha un ciclo limite molto vicino al punto singolare che diviene l'interfaccia alle dimensioni più alte. (I cosiddetti wormholes, all'interno dei buchi neri, possono essere quindi visti come interfacce verso le n-dimensioni dell'Iperspazio). La singolarità procederà verso il ciclo limite e in un tempo abbastanza breve sarà “spinta fuori” nell'Iperspazio n-dimensionale. I cicli limite sono “cerchi” intorno ad un punto che agiscono come un “passaggio”. Ogni cosa esterna al ciclo limite è attratta verso di esso o dal punto di singolarità stesso. (Il ciclo limite è quindi una coordinata e può benissimo tradursi in una sorta di “orizzonte eventuale” attraversato il quale ogni cosa è attratta verso la singolarità centrale del buco nero, che, a sua volta tramite un wormhole, permette il “passaggio” verso il Superspazio n-dimensionale, quindi l'Iperspazio).

Attualmente sta divenendo matematicamente chiaro il fatto che le onde gravitazionali possono facilmente passare attraverso i punti delle singolarità situati nei buchi neri. Questi connettono la “consapevolezza integrata” e forniscono la direzione dall’universo “congelato” all'Iperspazio. (Quindi, attraverso i wormholes si passa dal nostro universo le cui ulteriori dimensioni sono “arrotolate”, “congelate” all'Iperspazio, dominio della Teoria del Tutto in cui coesistono tutti le infinite dimensioni e tutti gli infiniti Universi. Qualcosa di simile è descritto anche dalla Teoria delle Stringhe che richiede uno spazio-tempo a 26 dimensioni per quanto concerne l'azione di stringa bosonica e 10 dimensioni per quanto concerne l'azione di stringa supersimmetrica che comprende anche le stringhe bosoniche. Difatti, in cosmologia di stringa, è noto che le 4 dimensioni dell’universo a noi noto, tre spaziali ed una temporale, sono state “srotolate”, mentre le altre 6 sono rimaste “arrotolate”, “congelate”, “compattificate” in un complicato spazio topologico che viene chiamato spazio o “varietà” di Calabi-Yau).

Ora, raffiguriamoci il tempo come un vettore. Il tempo vettoriale può essere visto come un filo che permette il movimento unidirezionale, sebbene, come visto in precedenza (vedi par. “Il tempo in un sistema sferico”), non sia impossibile invertire il flusso. (È qui chiarissimo il riferimento alla freccia del tempo, e quindi al tempo paragonato ad un vettore che, in Fisica, viene raffigurato da una freccia. Nel caso della freccia del tempo à questa, almeno dal punto di vista classico, va sempre dal passato verso il futuro, nella direzione ovest-est. Non è detto però che in un contesto quantistico, quindi nel dominio della gravità quantistica, questa non possa invertire la direzione).

Nell'Iperspazio il tempo è una dimensione aperta. I vettori temporali sono infiniti e possono essere proiettati su qualsiasi combinazione di dimensioni spaziali. I vettori temporali comunque sono connessi attraverso innumerevoli singolarità che operano in un modo programmato. È interessante notare che, in accordo con la fisica contemporanea, il Big Bang stesso è il risultato di una singolarità appartenente ad una dimensione più elevata, non solo, nel brevissimo tempo del Big Bang, milioni di singolarità furono create. (Anche qui è possibile dare la seguente interpretazione: Il Big Bang è una singolarità “nuda”, cioè priva di orizzonte degli eventi, da cui sono scaturite la materia (fermioni) e le forze (bosoni). Nella singolarità erano contenute già, come in un “embrione” sia le onde, sia le particelle, che, dal modello Palumbo-Nardelli, si è visto sono in corrispondenza biunivoca, cioè da un’azione di stringa bosonica corrisponde l'azione di superstringa e viceversa. Inoltre, la singolarità del Big Bang, in termini di Teoria di Stringa non è altro che una particella, quindi una stringa bosonica, che aveva un quantitativo infinito di energia. Tale “particella” esisteva nel dominio dell'Iperspazio, dominio in cui esiste il Tutto, l'Assoluto, l'Eterno. Nell'Iperspazio il tempo così come noi lo conosciamo non esiste: esiste l'Eternità, una sorta di super-dimensione in cui passato, presente e futuro coesistono ed a cui è possibile accedere soltanto quando si giunge allo stato di massima “consapevolezza”, cioè allo stato di Estasi o Beatitudine. Difatti, molti uomini Iniziati, o Illuminati possono “varcare” la soglia del tempo e “vedere” eventi già avvenuti o che ancora devono accadere. Questo perché la loro “mente” libera dalle catene della materia è in grado di “lasciare” il nostro sistema di riferimento, cioè il nostro spazio-tempo quadridimensionale, e “fluttuare” liberamente nel Superspazio, in cui Tutto è Uno).

Quindi, le singolarità dei buchi neri sono le fondamenta dell'Universo 3-D. Esse forniscono le basi per l'integrità strutturale e per le forze che mantengono l’intero Universo che è in rapida espansione. Esse forniscono anche i mezzi di comunicazione tra l'Iperspazio, l'Universo “congelato” e l'Universo 3-D. La “consapevolezza integrata” è il filo che lega il tutto. Riguardo poi al fatto dell'Universo quale “sistema di consapevolezza” che manifesta se stesso come “conoscenza” è interessante per chi vuole approfondire l'argomento, leggere la filosofia e cosmologia Induista, che trattano in modo dettagliato tale argomento e che, se lette con mente aperta e senza pregiudizi, aiutano moltissimo a conciliare Scienza e Fede.

Traduzione ed interpretazione personale degli articoli “India Daily Technology Team” a cura di Michele Nardelli / dicembre 2006
Fonte: www.acquaracity.org


D
i: Michela  
Concetto di tempo... - edo.swisse.ch - Giovedì 21.12.2006 -
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L'autoradiografia recettoriale spiega l'azione dei farmaci in microdosi

La tecnica della microautoradiografia recettoriale permette di studiare sia l'azione stimolatoria che quella inibitoria di dosi molto basse di sostanze tossiche, ovvero del fenomeno conosciuto come ormesi.


          La conoscenza della cinetica e della distribuzione dei farmaci a livello tissutale in vivo è il prerequisito per comprendere il meccanismo di azione dei farmaci stessi. Le tecniche usualmente utilizzate non permettono una conoscenza dettagliata del fenomeno in un ampio intervallo di concentrazioni a causa della scarsa sensibilità delle tecniche stesse. Nel recente passato è apparso sul Journal of Pharmacological and Toxicological Methods un bel lavoro di W. E. Stumpf, dell'Università del North Carolina a Chapell Hill, dedicato alle sue ricerche volte a ottenere una indagine dettagliata delle interazioni tra farmaco e recettore in vivo mediante microautoradiografia recettoriale.
Con questa tecnica è stato possibile riconoscere recettori cellulari a differente affinità nel nucleo e nel citoplasma. In particolare, è il nucleo cellulare in generale ad avere l'affinità maggiore per le sostanze. Pertanto, nel caso in cui le concentrazioni della sostanza siano basse, esse si legano preferenzialmente al nucleo. All'aumentare della concentrazione si ha la saturazione dei recettori del nucleo e allora vengono occupati anche i recettori citoplasmatici. Molto interessanti, a questo proposito, gli studi finalizzati a riconoscere le interazioni della vitamina D con l'organismo vivente. Con la tecnica della microautoradiografia recettoriale, infatti, si è potuto documentare il legame della 1,25-diidrossivitamina D3 con i nuclei di alcune cellule del cervello e del midollo spinale,sconfessando in tal modo la convinzione di una captazione negativa da parte delle strutture nervose, ovvero dell'esistenza di una barriera emato-cerebrale. Per contro, con tale tecnica si sono evidenziati siti di azione della vitamina D nelle cellule secernenti l'ormone tireotropo nell'ipofisi anteriore, nel nucleo dell'amigdala, nei motoneuroni del midollo spinale con conseguenti evidenze di azioni della vitamina D su diversi fattori cerebrali come la serotonina, l'acetiltransferasi, il fattore di crescita neuronale, etc. Allo stesso modo, la scoperta di siti recettoriali della vitamina D sulle cellule dello strato germinale della cute ha suggerito un effetto sulla differenziazione e proliferazione della pelle, la cui conoscenza porta ad un uso terapeutico della vitamina D, per esempio, nella psoriasi.
In definitiva, con tale metodo di indagine è stato possibile conoscere una grande quantità di siti recettoriali per la vitamina D in tutto l'organismo umano e questo ha permesso di definire una mappa fino ad oggi sconosciuta di tessuti bersaglio della vitamina D. Questi studi documentano dunque che la risposta cellulare è funzione della dose somministrata e del tempo e che essa dipende dal tipo di sito recettoriale raggiunto. Le più piccole dosi della sostanza interagiscono con il nucleo, mentre a concentrazioni superiori la cellula risponde anche a livello citoplasmatico. Stumpf, facendo riferimento alla Legge di Arndt-Shulz, più di recentemente ribattezzata come ormesi, propone l'utilizzo della tecnica della microautoradiografia per indagare l'azione bifasica delle sostanze sui sistemi biologici. Dal momento che i siti recettoriali del nucleo sono molti meno di quelli citoplasmatici, è ipotizzabile che l'esito dell'interazione della sostanza con il citoplasma provochi un effetto molto diverso e forse anche opposto a quello che si ha preferenzialmente alle basse dosi per interazione con i nuclei cellulari. Dalla lettura di questo lavoro, così come di altre ricerche simili apparse sulle migliori riviste scientifiche, possiamo trarre due riflessioni: 1 - la tecnologia possiede strumenti di indagine affidabili e utili a comprendere l'azione dei farmaci in microdosi sull'organismo vivente; 2 - il teorema della farmacologia classica, che vuole che l'azione di una sostanza sia univoca e proporzionale alla sua concentrazione, non è obiettivamente più sostenibile.

di Simonetta Bernardini

J Pharmacol Toxicol Methods, 2005, 51, (1), 25

 

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PARTE DEDICATA ALLA NUTRIZIONE E ALLA PREVENZIONE

SPECIE IN QUESTO PERIODO……..ATTENTI!

 

          Una dieta equilibrata si basa fondamentalmente sull'uso di cibi ricchi di fibre (cereali, frutta e verdura) e carboidrati (pane, pasta e riso). Altri alimenti consigliati sono i legumi e il pesce, da preferire alla carne.
La carne bianca (pollo, coniglio, tacchino) è comunque preferibile rispetto a quella rossa. Tra i prodotti caseari (latte, formaggio e yogurt) prediligere quelli "magri", mentre sono da limitare le uova. Il condimento ideale è rappresentato dall'olio d'oliva. Per quanto riguarda le bibite, è bene evitare quelle gassate, bere molta d'acqua e moderare l'assunzione di vino, limitandola ai soli pasti.
Il consiglio principale per una sana alimentazione resta in ogni caso quello di mangiare tutto, ma con moderazione: gli eccessi della tavola, infatti, possono favorire l'obesità, le patologie cardiovascolari ed epatiche, le dislipidemie, diversi tipi di tumore (al colon, al seno, all'utero) e il diabete.

 

La dieta mediterranea

La dieta mediterranea - basata sul consumo di alimenti ricchi di fibre (cereali, legumi, frutta e verdura), di olio d'oliva, di pesce in preferenza alla carne e di quantità limitate di prodotti caseari - è da sempre considerata una dieta sana e nutriente, utile per contrastare l'invecchiamento cellulare e le malattie cardiovascolari.

 

 

Coloro che scelgono un’alimentazione vegetariana entro i 30 anni presentavano con molta probabilità una media più alta nel quoziente di intelligenza durante l’infanzia: uno studio inglese

 

Una recente ricerca britannica pubblicata sul British Medical Journal dimostrerebbe come coloro che scelgono di diventare vegetariani entro i 30 anni di età, con ampie probabilità presentavano una media di cinque punti in più del quoziente intellettivo durante l’infanzia e, in particolare, intorno ai dieci anni di età.
La singolare equazione è frutto di una ricerca condotta su 8.179 persone sottoposte a test-intelligenza quando avevano, in media, 10 anni. Ebbene, venti anni più tardi, è stato chiesto loro di descrivere il tipo di alimentazione adottata: 360 individui hanno dichiarato di aver scelto una dieta vegetariana più o meno rigorosa (ovvero con piccoli ‘strappi alla regola’ costituiti da consumo di pesce o pollo).
Compiendo uno studio “a ritroso”, i ricercatori inglesi coordinati dall’epidemiologa Catherine Gale della University of Southampton, hanno scoperto che i maschi vegetariani presentavano in media un punteggio di 106 contro 101 dei non-vegetariani, mentre le donne vegetariane vantavano 104 punti contro i 99 delle non-vegetariane.
Secondo quanto dichiarato da Liz O’ Neill della Vegetarian Society britannica, “lo studio del team della Gale dimostrerebbe che le persone che risultano più intelligenti sono anche le più sane: eliminare le carni dalla tavola porta, infatti, enormi benefici a cuore e arterie”.

 

 

 

Le donne più attive e più impegnate in attività ricreative sono maggiormente protette dal tumore al seno

 

Fare attività ricreative ed esercizio fisico aiuta e donne a proteggersi dal tumore al seno. Lo ha dichiarato la studiosa Aditya Bardia della Mayo Clinic di Rochester dopo aver analizzato il legame tra attività ricreativa e tumore su oltre 36.000 donne che avevano preso parte al Women’s Health Study dello Stato dello Iowa e che erano state seguite per diciotto anni, durante i quali si sono registrati 2.548 casi di carcinoma mammario.
Il 71,1% dei tumori risultava positivo ai recettori per progesterone ed estrogeni, il 13,5% era positivo ai recettori per estrogeni, il 13,1% era negativo ai recettori, mentre il 2,3% era positivo al progesterone.
Al termine dell’analisi è emerso chiaramente che le donne in post-menopausa che erano solite dedicarsi a regolari attività ricreative o sportive risultavano essere le meno colpite dal cancro. “Queste donne avevano, inoltre, meno probabilità di essere colpite dal cancro positivo al recettore per gli estrogeni, generalmente una forma di neoplasia particolarmente aggressiva”, ha aggiunto Bardia sugli Archives of Internal Medicine. Lo studioso americano ha concluso che le donne del campione preso in esame che si dimostravano più attive godevano di una riduzione del rischio di tumore al seno pari al 14%, mentre le probabilità per loro di sviluppare un tumore positivo ai recettori per gli estrogeni scendeva del 33%.

 

 

Un ampio studio italo-americano, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, dimostra che una dieta ipoproteica protegge dal rischio di molti tumori

 

Meglio ridurre la quantità di proteine assunte quotidianamente se si vuol vedere scendere anche il rischio di sviluppare alcuni tipi di cancro. L’ultima conferma arriva proprio da uno studio italo-americano, quello condotto dai ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis e coordinato da Luigi Fontana, del Dipartimento di Sanità Alimentare e Animale dell’ISS.
Ad essere presi in esame sono stati tre gruppi di 21 persone: il primo composto da vegetariani che assumevano in media 0,73 grammi di proteine per chilo di peso corporeo, il secondo gruppo era rappresentato da atleti specializzati nella corsa di resistenza che assumevano in media 1,6 grammi di proteine al giorno per chilo di peso. Del terzo gruppo facevano parte, invece, 21 soggetti sedentari che seguivano un regime alimentare tipico degli Stati Uniti: 1,23 grammi di proteine al giorno per chilo di peso. I ricercatori hanno, così, esaminato l’incidenza di alcuni tipi di tumori nei soggetti di tutti e tre i gruppi.
“Nel corso della nostra indagine abbiamo constatato che sia gli individui che adottavano da lungo tempo un regime alimentare caratterizzato da un basso apporto proteico sia gli atleti mostravano un basso contenuto di grasso corporeo e di conseguenza valori più bassi di insulina, testosterone libero e citochine pro-infiammatorie”, ha spiegato Fontana sulle pagine dell’American Journal of Clinical Nutrition. Questo si traduce in una riduzione del rischio di essere colpiti da numerose malattie e da alcuni tumori: ad esempio, ha aggiunto lo studioso italiano, è ormai chiaro che le persone in sovrappeso e obese sono più esposte al tumore del colon, dell’endometrio, del rene, dell’esofago e della mammella post-menopausa ma la dieta iperproteica potrebbe anche aumentare i rischi di ammalarsi di neoplasie il cui sviluppo non è direttamente legato all’obesità, come il cancro alla prostata e quello alla mammella nelle donne in età pre-menopausale.
Ma quale è l’apporto proteico consigliato e più salutare? Il consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità fissa a 0,8 grammi quotidiani di proteine per chilo di peso corporeo il limite ottimale; Fontana ha, quindi, sottolineato che chi assume tra 1,2 e 1,6 grammi/kg al giorno ne ingerisce dal 30 al 50% in più rispetto a quanto raccomandato.
E intanto Enrico Garaci, presidente dell’ISS, ha annunciato che verrà aperto un centro dove verranno condotte ricerche sul legame tra alimentazione, attività fisica e salute (soprattutto invecchiamento dei tessuti e sviluppo di patologie croniche degenerative).

 

 

I bambini che soffrono di asma fanno poca attività fisica: un errore che compromette la salute fisica e mentale

 

“I bambini asmatici dovrebbero essere spronati a fare comunque un’attività sportive che migliori le loro condizioni di salute sia fisica che mentale”, lo dichiara la studiosa britannica Cristine Glazebrook sulle pagine della rivista specializzata Pediatrics.
La ricercatrice dell’Università di Nottingham ha recentemente condotto uno studio proprio sui bambini asmatici che sempre più spesso rinunciano ad ogni tipo di sport ed attività fisica: un atteggiamento, spiega la scienziata, che non fa che incidere negativamente sulla loro salute, aumentando il rischi di obesità oltre che compromettere la loro vita sociale.

La ricerca ha visto coinvolti 56 bambini tra i 7 e i 14 anni che erano stati ricoverati in ospedale per crisi asmatiche e 71 bambini in buona salute: i ricercatori hanno comparato i livelli di attività fisica, gli indici di massa corporea e lo stato di benessere generale di tutti i bambini e hanno concluso che il BMI (indice di massa corporea) dei bambini asmatici risultava, in media, più elevato rispetto al gruppo di controllo; anche il tasso di obesità risultava più alto (21,4% tra glia asmatici contro il 6,6% degli altri bambini). Non solo, i piccoli asmatici avevano anche maggiori difficoltà emozionali, anche se quelli che facevano più attività fisica risultavano godere di un maggiore benessere mentale.

Interessanti sono risultati anche i dati relativi ai genitori dei bambini: più del 60% dei genitori dei bambini asmatici considerava la salute del figlio come un ostacolo all’attività fisica, contro l’11% dei genitori di bambini non asmatici; di riflesso anche il 66,1% dei bambini asmatici vedeva il proprio stato di salute come una barriera insormontabile contro l’11,5% dei bambini senza asma. “Lo studio dimostra che è necessario studiare delle campagne di promozione dell’attività fisica destinate ai bambini asmatici ai loro genitori, i piccoli vanno spinti all’esercizio fisico sin da piccoli, una volta diventati più grandi è molto difficile riuscire a cambiare le abitudini”, conclude la ricercatrice britannica.

 

 

 

 

Mangiare sano per ridurre il rischio cardiovascolare

 


Un’alimentazione corretta aiuta a migliorare lo stato di salute generale e a prevenire il rischio di malattie cronico-degenerative come la malattia coronarica, l’ictus, il diabete e i tumori.
Per coloro che hanno già avuto una malattia cardiovascolare (infarto cardiaco, angina, ictus cerebrale) una giusta alimentazione può rappresentare una vera e propria cura e ridurre la probabilità di andare incontro a nuove manifestazioni della malattia.

L’infarto e l’ictus cerebrale rappresentano attualmente la maggiore causa di mortalità nei Paesi industrializzati.
La comparsa di queste malattie è facilitata dal rischio cardiovascolare globale generato dalla presenza di alcuni fattori predisponenti, chiamati “fattori di rischio cardiovascolare”: colesterolo elevato, pressione arteriosa alta, fumo, sovrappeso e obesità, diabete e sedentarietà. Se è presente uno solo di questi fattori, il rischio di essere colpiti da una malattia cardiovascolare aumenta. Se sono presenti contemporaneamente 2, 3 o 4 fattori, il rischio cresce vertiginosamente, anche di 10-20 volte.

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